Eccoci ad un nuovo appuntamento con l’agendona degli eventi artistici a Bologna più attesa di sempre!
Il bel sole di questi giorni ci sta proprio dicendo di uscire all’aria aperta e, perché no, fare una pausa in una delle esposizioni che vi ricordo proprio qui sotto!
Avete visitato qualche mostra che vi ho consigliato? Io ho fatto diversi giri in queste due settimane e per scoprire dove sono stata vi invito a seguirmi su @maiononsonorob, a breve ve le racconterò!
Ho una news fresca fresca di annuncio: a Marzo inizierò la direzione artistica di diversi eventi presso il Telling Stories (Vicolo de’ Facchini 2/2, Bologna) con un team tutto al femminile: @illatobdibologna e @gloriabernacchi terranno interviste in “Il lato book di Bologna”, mentre Laura Frigerio, Emanuela Sortino e Chiara Castellano gestiranno lo Swap Party, ovvero un pomeriggio di baratto di oggetti (di qualsiasi tipo!) che non usi più per prenderne altri che ti sono utili.
Per quanto mi riguarda, vi aspetto l’11 di Marzo alle 18.00 al Telling Stories per l’inaugurazione di Io non vengo, una mostra di Singhiozzo a cura di… Roberta Venditti!
Torniamo a noi con gli eventi che se te li perderai dirai "Potevo andarci anche io!”:
Tist.situations — Sulla superficie dello stagno, Christophe Constatin, a cura di Valentina Muzi e TIST
Attraverso il gesto, gli oggetti e le immagini del nostro tempo C. Constantin approfondisce le tematiche appartenenti alla corrente romantica, come il rapporto fra natura e uomo, lo stupore.
Le superfici specchianti degli stagni - eredita da Monet ma con la volontà di ri-appropriarsene per farne strumento - abbattono i confini dello spazio per ampliarli in una dimensione “altra”.
4/03 —>30/03
Ingresso gratuito
Museo Civico Archeologico di Bologna - Anche se il tempo passa, Lucio Dalla
La mostra è il frutto di una lunga ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta; un percorso dal quale, partendo dall’infanzia, viene evidenziato come il rapporto con la musica di Lucio Dalla è sempre centrale ed è un elemento continuativo che lo seguirà per tutta la vita.
4/03 —> 17/07
Intero 15€, Ridotto 10€
Sottopasso di Palazzo Re Enzo, Bologna - Folgrazioni figurative - PPP
Una delle mostre più attese degli ultimi mesi per commemorare i 100 anni dalla nascita dell’intellettuale, ha finalmente aperto le porte.
“Le Folgorazioni figurative furono quelle che illuminarono lo sguardo del giovane Pasolini, quelle che la mostra realizzata dalla Cineteca di Bologna ricostruisce mettendo a confronto le immagini della grande tradizione pittorica e quelle dei film di PPP, lungo un percorso cronologico che va dall’esordio di Accattone nel 1961 all’ultimo, postumo, Salò del 1975”.
1/03 —> 16/10
Intero 10€, Ridotto 7€
Megastore Sonic Belligeranza — Casa Hooligan - Il tempo è finito!
“Novantacinque artisti in uno spazio di sei metri quadri, uno al giorno per novantacinque giorni. Collettiva e personale, permanente e temporanea.” I pezzi esposti confluiranno, al termine del progetto, in una fanzine edita da Casa Hooligan.
Fino al 5/03
Ingresso gratuito
Millenium Gallery - Annaffiare le pozzanghere, di Persona Generica
Ingresso gratuito
Galleriapiù - Garden of Trust: viasual corrispondence between Gluklya and Kati Horna
“Carnival will save our life”. Il carnevale come stato mentale, disarmante, in cui immagini e suoni viaggiano in un discorso scevro da ogni logica. La performer e attivista femminista russa Gluklya entra in dialogo con la fotografa cosmopolita e d’avanguardia Kati Horna, il cui lavoro si è caratterizzato per le influenze surrealiste e per il commovente approccio al fotogiornalismo e fotografia documentaria.
Fino al 30/04
Ingresso gratuito
Labs Contemporary Art - Ridisegnare lo spazio a cura di Angela Madesani.
La mostra propone i lavori di quattro artisti che lavorano con il mezzo fotografico: Marina Caneve, Giulia Marchi, Andreas Gefeller e Massimo Vitali. Il filo conduttore della mostra è l’idea di una rilettura dello spazio attraverso il linguaggio fotografico.
Fino al 5/04
Ingresso gratuito
P420 — Goran Trbuljak - 45 Years of Non-Painting
La galleria P420 ospita la seconda mostra personale dell’artista croato G. Trbuljak, uno dei membri del gruppo “The New Art Practice”. Da sempre l’artista si è interrogato sul ruolo dell’artista, sul significato dell’opera d’arte e cosa la definisce tale, lo ha fatto in termini autoironici e dissacranti.
La mostra si snoda attraverso i vari tentativi dell’artista negli anni di non-dipingere su tele quali Sunday Paintings (1974) attraverso gli Hand-held painting, i Painted from side, i Jazz brush painting fino ai più recenti come Easel Paintings (2016-2018) o Sketch for sculpture (2019). Infine le Sentences, fogli A4 su cui l’artista ha scritto a macchina poche e impersonali parole nella parte inferiore del foglio, parole indirizzate al pubblico con riferimento all’arte e alla sua percezione.
Fino al 2/04
Ingresso gratuito
AF Gallery - Figure nel paesaggio, di Stefano Peroli
S. Peroli prende spunto dalla teoria della Gestalt secondo la quale la percezione visiva umana è costruita secondo una scala gerarchica che tende a individuare in un’immagine l’elemento definito come “figura” e un campo restante definito “sfondo”.
Peroli compie una scelta drastica: elimina la figura dal paesaggio e viceversa a favore di una concentrazione di sforzi, ad una riflessione sull’energia potenziale del quadro.
Fino al 31/03
Ingresso gratuito
CAR DRDE - Sunflowers, di Alberto Scodro
La seconda personale di Scodro accoglie suoi lavori inediti - sculture di girasole - realizzati con la tecnica della microfusione ed entrano in dialogo con l’opera pttorica “Girasole” (1985) di Giancarlo Vitali.
Fino al 2/04
Ingresso gratuito
Galleria studio g7 - Marilisa Cosello | Try. A cura di Luca Panaro
Prima mostra personale di Marilisa Cosello negli spazi della galleria. Il progetto intende presentare l’opera Try, progetto inedito itinerante iniziato nel 2020. Il lavoro si inserisce all’interno della ricerca dell’artista, da sempre incentrata su temi quali la costruzione collettiva, il femminile, le strutture sociali, il potere ed il Corpo come strumento narrativo.
Fino al 3/04
Ingresso gratuito
MAST - Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia.
Nei primi anni 2000 la Fondazione MAST ha creato il suo spazio dedicato alla fotografia dell’industria e del lavoro con l’acquisizione di immagini da case d’asta, privati, gallerie d’arte, fotografi e artisti.
Il MAST, per la prima volta, espone 500 preziose fotografie del proprio archivio.
La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi e che permette di mettere in rilievo un sistema concettuale che dalla A di “Abandoned” arriva fino a W di “Waste”, “Water” e “Wealth”.
Fino al 22/05
Ingresso gratuito, mar - dom 10-19, info.
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna - LIBERO SPAZIO LIBERO, a cura di F. Naldi
Giulia Niccolai, Martha Rosler, Lucy Orta, Claudia Losi e Claire Fontaine sono le artiste presenti in mostra. Ognuna affronta, attraverso il proprio linguaggio, la scoperta del rapporto fra corpi, libertà e spazio.
fino al 15/04 gratuita
MAMbo - Italo Zuffi - Fronte e retro, a cura di L. Balbi e D. Ferri
La mostra si articola in due spazi: da una parte il MAMbo che accoglie la ricerca dell’artista imolese che va dagli anni ‘90 ai 2000 e Palazzo de’ Toschi che si focalizza sulla sua produzione più recente. L’esposizione nell’insieme ruota attorno ai nuclei tematici affrontati da Zuffi tra le idee di costruzione e al contempo di distruzione/caduta; di lavoro e, insieme, di dispersione di energia; di mollezza e di rigidità; di fragilità e di competizione (soprattutto rispetto al sistema dell’arte).
Fino al 15/05
Biglietto intero 6, ridotto 4
Portanova12, P12 Rassegna Stampe
Edizione straordinaria Portanova12 Press Archive: l’esposizione delle stampe di tanti artisti che hanno fatto la storia della galleria, in aggiunta alla mostra di Ufficio Misteri.
In corso
Sono tornata al MAMbo!
Ebbene sì, dopo la scorsa newsletter su Italo Zuffi, ho deciso di dedicare un secondo approfondimento al museo di punta di Bologna. Il motivo è che ci tengo in particolar modo a raccontarvi della sezione Rilevamenti d'archivio. Le Settimane Internazionali della Performance e gli anni '60 e '70 a Bologna e in Emilia Romagna (a cura di Uliana Zanetti) aperta recentemente nella collezione permanente del museo. Ciò è stato possibile grazie al contributo finanziario del Trust per l’Arte Contemporanea, un ente nato nel luglio del 2020 con lo scopo di “contribuire al posizionamento della città di Bologna come una delle capitali del contemporaneo inteso in tutte le sue diverse espressioni”.
Da quando vivo in questa città ho preso sempre maggiore consapevolezza - anche grazie ai miei studi in Arti Visive - rispetto a quanto Bologna sia stata un fulcro di produzione artistica fra gli anni ‘60 e ‘70. Ho i brividi ogni volta che penso al fatto che la prima Settimana della Performance si sia tenuta proprio qui. Ci pensate che gli artisti da tutto il mondo, in quegli anni, sono venuti appositamente a Bologna perché terreno fertile e pronto ad accogliere epocali cambiamenti che stavano avvenendo a livello artistico?
La mostra mira a ricostruire e a restituire la panoramica della Bologna di quel ventennio, indagando l’aspetto sociale e culturale del territorio. Non si parla solo di arte, ma anche dei movimenti sociali e politici che hanno interessato la città e l’Emilia Romagna. I movimenti studenteschi hanno costituito parte importante del fermento culturale in città, così come la nascita delle radio libere come Radio Alice o come riviste quale A/traverso. La nascita del Dams nel 1971 per volontà di Benedetto Marzullo (e di tutti gli intellettuali della cerchia bolognese) ha contribuito a trasformare la città in un “animato laboratorio creativo”. In città il dibattito politico e culturale - figlio del ‘68 - era tenuto più che mai vivo dai giovani in rivolta con lo stesso sistema universitario. I movimenti del ‘77 portano con se una delle pagine più nere della storia di Bologna: la morte di Francesco Lorusso.
Tornando al motivo per cui penso che sia stata più necessaria che mai la nascita di questa sezione, la Zanetti va a investigare le radici delle Settimane Internazionali della Performance ripercorrendo le tappe di questa pratica artistica nel territorio regionale e italiano.
La compresenza di studi d’artistə nel Palazzo Bentivoglio - non troppo distante dall’Accademia di Belle Arti - non è un dato da sottovalutare: uno di quegli studi era occupato da Vasco Bendini che, reduce da un periodo di pittura informale, era interessato a realizzare strumenti di interazione con lo spettatore adottando “azioni e metodi dell’arte del corpo e del comportamento”. É così che fra il ‘66 e ‘67 realizzò opere che si attivavano solo con l’intervento del pubblico.
Fra il ‘67 e ‘69 L. Calzolari e L. Ontani realizzarono a Palazzo Bentivoglio le loro prime performance: Calzolari compiva azioni semplici come stare in equilibrio fra due scale (Il ponte) e Ontani metteva in scena giochi di parole e doppi sensi (Saccombrello, Tetto). Per dare un altro dato circa la capacità attrattiva che la città aveva, è nel 1968 che si tiene una delle prime mostre di Arte Povera presso la Galleria de’ Foscherari. L’incontro e lo scambio di opinioni fra artisti e intellettuali ha sicuramente preparato il terreno per quello che sarebbe avvenuto negli anni successivi.
Sempre a cavallo tra il ‘67 e ‘68 a Fiumalbo si tiene un’altra manifestazione internazionale curata da C. Parmiggiani con il supporto di A. Spatola, Parole sui Muri. Questa manifestazione ha portato nel territorio dell’appennino i protagonisti di Fluxus (G. Maciunas, G. Brecht, D. Higgins) e del Gruppo 70 (A. Spatola, E. Miccini e L. Pignotti), che diedero vita a veri e propri happening. La rassegna si focalizzava soprattutto sull’arte verbo-visuale: da manifesti affissi per le strade alle poesie scritte sulle schiene dei partecipanti.
Negli anni successivi, in particolare tra il ‘70 e il ‘72, inizia il processo di istituzionalizzazione della performatività come processo artistico. Gennaio ‘70 - Comportamenti, oggetti, mediazioni è la III Biennale d’arte Internazionale che si tiene al Museo Civico Archeologico di Bologna, a cura di R. Barilli e con i contributi critici di M. Calvesi e T. Trini. Nonostante ci sia una grande partecipazione dei poveristi, si tratta di una delle prime rassegne in cui vengono presentati progetti inediti e azioni ideate per essere riprese in video, e poi mostrate sui monitor esposti. Nel 1972, invece, il Padiglione Italia della Biennale di Venezia dal titolo Opera e Comportamento, a cura di F. Arcangeli, porta artisti come Gino De Dominicis, Luciano Fabro, Mario Merz, Germano Olivotto e Franco Vaccari a dichiarare la fine del ricorso ai mezzi tradizionali della pittura, sostituendoli con nuovi media quale la fotografia, il video, le installazioni e - soprattutto - il corpo.
Facendo un salto di qualche anno arriviamo alla Prima Settimana Internazionale della Performance, che si tenne dall’1 al 6 giugno del 1977 nella Galleria d’arte Moderna di Bologna. Nell’arco di una settimana si sono susseguite ben 49 performances, che sanciscono definitivamente e “storicizzano” la performance come pratica artistica. Nel comitato organizzatore della rassegna ci sono R. Barilli, R. Daolio, F. Solmi e l’indimenticata Francesca Alinovi.
É stata una settimana indimenticabile, fucina di artisti che pongono al centro se stessi e il proprio corpo. L’essere qui ed ora in un momento di collettività.
Ciò che la performance ha permesso è di riportare in auge i sensi e la percezione, che -nonostante siano il minimo comun denominatore di ogni essere vivente- nella tradizione artistica sono sempre stati concepiti come un qualcosa di troppo basso. A livello pittorico era stato un discorso scardinato già da un po’, ma mai con una portata così travolgente e letteralmente corporea. Piuttosto, si è sempre preferito filtrare i sensi attraverso la rielaborazione pittorica, ma mai presentandoli per essere attivati in maniera reale. È per questo che diversi artisti hanno fatto ricorso a performance dal sapore ancestrale, al corpo nudo scevro da ogni protesi artificiale o a compiere azioni “importanti” sul proprio corpo.
Sostanzialmente, le 49 performances possono essere divise in 7 sezioni: il corpo, i sensi (il suono, l’olfatto, il gusto), iperestesia, la musica, la parola, la ricerca dell’identità, la ricerca sul sociale. A tal proposito vi invito a sfogliare il catalogo che è stato recentemente ristampato da Corraini Edizioni, La Performance.
Sono state ben sei le edizioni della Settimana Internazionale della Performance, dispiegatesi poi in tutta la regione fino al 1982.
Diversi sono stati i focus per ogni edizione: Teatro della post-avanguardia / Poesia sonora, gestuale e di animazione plastica (II ed. 1978); La nuova danza (III ed. 1979); New (o No) Wave / La Nuova (Nuova) Onda (IV ed. 1980); Tutte le arti tendono alla performance (V ed. 1981); Telepazzia (VI ed. 1981).
Ora, non posso e non voglio svelarvi tutto quello che rappresenta questo ventennio nell’ambito artistico, per cui vi invito a fare un salto alla collezione permanente del MAMbo e a leggere e vedere tutti i reperti d’archivio presentati (libri e video documentaristici che costituiscono uno spaccato dell’epoca).
Spero di avervi incuriositi e di avervi dato qualche stimolo per andarci quanto prima, e non farvi dire “Potevo andarci anche io!”.
Alla prossima,
Roberta.
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